“Il 2021 è stato un anno di discreta ripresa per il mercato professionale dei droni. Il settore sta vivendo una forte evoluzione: diverse imprese di piccole dimensioni stanno gradualmente uscendo dal mercato e altre stanno acquisendo un ruolo di primo piano”. Così Marco Lovera, responsabile scientifico dell’Osservatorio Droni, parla della ripartenza per il settore dei droni dopo la frenata provocata dalla pandemia del 2020. Il contesto è il convegno “Droni: tra tradizione e innovazione”, svoltosi stamattina nell’Aula Magna Carassa Dadda del Politecnico di Milano e in streaming. Tanti ospiti di rilievo per offrire dati, numeri e spunti interessanti su un settore, come quello dei droni, in rapida ascesa e in continuo sviluppo.
Tra i primi a parlare, Giuseppe Sala e Marco Lovera, entrambi Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Droni e Paola Olivares, Direttrice. Insieme a ospiti come Stefano Giovannini, CEO Staff di d-flight, Nicola Nizzoli, Presidente di Assorpas, Laurent Sissmann, Senior Vice President – Unmanned Systems di Leonardo e Carmela Tripaldi, Research and Development New Technologies and Aerospace Director di ENAC, sono stati esposti alcuni significativi dati sull’evoluzione del mercato professionale dei droni in Italia, risultati della ricerca dell’Osservatorio Droni della School of Management del Politecnico di Milano: nel 2021 ha raggiunto il valore di 94 milioni di euro, +29% rispetto al 2020, che però non è stato sufficiente a tornare ai livelli pre-pandemia (117 milioni di euro nel 2019). Le imprese attive nel settore a livello nazionale oggi sono 713, con 45 chiusure nel 2021 (111 se si considera il periodo 2018-2021), a indicare l’evoluzione in atto nel comparto.
Il mercato ha iniziato ad articolarsi in due segmenti distinti: quello operativo, costituito da droni medio/piccoli in grado di svolgere attività a valore aggiunto per i settori più tradizionali, al momento è l’unico che genera ricavi; e l’Advanced Air Mobility, droni mediamente più grandi in grado di effettuare trasporti di beni e persone, ancora agli albori ma di grande prospettiva, su cui oggi si contano 21 progetti (sperimentati o solamente annunciati) in Italia, apripista in Europa con il Piano Strategico Nazionale 2021-2030 per lo sviluppo della Mobilità Aerea Avanzata dell’ENAC. I casi applicativi di droni totali censiti dall’Osservatorio a livello mondiale sono 755 tra il 2019 e il 2021, di cui quasi il 42% realizzati nell’ultimo anno. Dopo la riduzione del 20% registrata nel 2020, nel 2021 le applicazioni sono ricominciate a crescere superando anche il valore del 2019 (erano 245).
“Ci troviamo in una fase delicata per il settore dei droni: le scelte degli attori possono determinarne in modo forte il pieno sviluppo o la sua marginalizzazione”, ha dichiarato Paola Olivares. “La crescita del segmento di mercato operativo da un lato può abilitare sperimentazioni in grado di diffondere una maggiore accettazione sociale dei droni tra i cittadini e dall’altro fornire soluzioni pronte all’uso per il nuovo mercato dell’Advanced Air Mobility, di cui sono ancora da definire regole, tecnologia, servizi, normativa e modelli di business. Un segmento che nei prossimi anni potrà rappresentare un’importante discontinuità nel trasporto merci e nella mobilità delle persone in area urbana ed extra-urbana“.
Le imprese italiane coinvolte nel sondaggio realizzato dall’Osservatorio Droni sembrano essere fiduciose sulla crescita del mercato nei prossimi 3 anni. Ma, come ha affermato Cristina Rossi Lamastra, Responsabile Scientifica dell’Osservatorio Droni, “uno dei principali nodi da scogliere per lo sviluppo del mercato resta la normativa, indicata come significativo vincolo dall’81% dei rispondenti“. Infatti, il 41% ritiene che il Regolamento Europeo Droni stia già dando un forte impulso al mercato (contro il 32% delle imprese più scettico). Quello che sembra mancare è la sua piena applicabilità, ritenuta un forte freno dal 64% dei rispondenti. La crescita del settore, soprattutto nel segmento operativo, deve passare dal processo di innovazione e le imprese stanno investendo soprattutto sull’efficientamento dei processi e dell’organizzazione aziendale (55%), sul marketing e le vendite (43%). Meno sullo sviluppo di hardware (30%) o software (26%). Il 69% delle imprese investe meno del 30% della spesa in Ricerca e Sviluppo nel business dei droni. Tale percentuale non è sufficiente per portare reale innovazione sul fronte tecnico e tecnologico.
A tal proposito, l’innovazione e la tecnologia sono stati anche argomento di discussione per Andrea Ascheri, Statistical Officer di Eurostat, intervenuto questa mattina durante il convegno per illustrare la metodologia, ancora in fase di prova, utilizzata da Eurostat per il censimento delle aziende di droni. Di seguito una parte del suo intervento accompagnato dalle slide di riferimento.
“Le statistiche tradizionali sono basate sull’analisi di questionari sottoposti a un campione di popolazione ma, con l’avvento delle nuove tecnologie, tutti i device che indossiamo e/o utilizziamo producono costantemente dati. Il web diventa a pieno titolo una fonte di dati utile per produrre statistiche ufficiali. Il progetto lanciato da Eurostat per il censimento delle aziende di droni si inserisce proprio qui: siamo andati a usare il web per cercare di ottenere una mappa del mercato dei droni a livello europeo nei diversi Paesi, senza utilizzare registri precostituiti. Questo rientra all’interno di un obiettivo più ampio cioè generalizzare una metodologia basata sull’utilizzo di Internet per poter mappare una qualsiasi industria emergente. Utilizzando il machine learning abbiamo ottenuto una lista di potenziali aziende del settore. I risultati sono solo preliminari, il progetto è ancora in fase di sviluppo: ad esempio, per l’Italia sono stati trovati più di 52.000 URL e oltre 1500 siti da classificare come appartenenti ad aziende di droni. Il sistema è ancora da perfezionare ma questa nuova metodologia di analisi dei dati può essere utile per catturare il dinamismo del settore rilevando, quindi, aziende nuove, non ancora catturate all’interno di un censimento con metodi tradizionali. Il prossimo step sarà estendere ad altri Paesi e poi, possibilmente, pubblicare una statistica sperimentale a livello Eurostat”.
Parlare di sviluppo del settore significa anche parlare di investimenti, non è possibile innovare senza predisporre dei fondi adeguati. A parlare di startup internazionali di droni e fondi a disposizione per finanziare le innovazioni del settore è stato Vincenzo Butticè, Ricercatore senior presso l’Osservatorio Droni. Di seguito una parte del suo intervento accompagnato dalle slide di riferimento.
“Abbiamo concentrato la nostra analisi su circa 750 startup che hanno ricevuto dei finanziamenti. Gran parte di queste si trova nel Nord America o in Europa; in Italia sono 18 le startup che hanno ricevuto significativi finanziamenti. È interessante notare che i finanziamenti ricevuti dalle startup nordamericane sono più alti rispetto a quelli delle altre aree geografiche: parliamo di un valore di circa 30 milioni di dollari in media rispetto a un valore molto più ridotto in Europa pari a 7,7 milioni di dollari. Circa una startup su due si occupa di prodotto, una startup su tre offre servizi attraverso l’utilizzo dei droni, infine c’è una quota pari al 17% delle startup che offre sia il prodotto che il servizio.
Abbiamo poi cercato di studiare più nel dettaglio queste startup concentrandosi sui cosiddetti Unicorni, le startup che hanno una valutazione complessiva superiore al miliardo di dollari. Dal 2013 al 2017 il loro numero è cresciuto e la tendenza di concentrazione è nel Nord America. Va segnalato che in alcuni casi queste startup provengono dal mondo militare e poi si spostano a quello civile.
Per quanto gli investimenti pubblici, il nostro campione di riferimento finale è stato un campione di 320 progetti finanziati da bandi dell’Unione Europea per un budget complessivo di circa un miliardo di euro che comunque è una cifra considerevole stante quella che è il trend di crescita di questa industria”.

Una volta ricevuti gli investimenti, quali sono le aree di applicazione dei progetti riguardanti il settore dei droni? Ne ha parlato Paola Olivares: di seguito una parte del suo intervento accompagnato dalle slide di riferimento.
“Abbiamo identificato 755 progetti dal 2019 al 2021 che a livello geografico si distribuiscono: al primo posto l’Europa con quasi 380, poi l’America, l’Asia, infine, Artide e Antartide, con prevalente focalizzazione sulle attività di monitoraggio, ad esempio, degli animali o del territorio. A livello temporale questi casi, dopo la frenata dovuta alla pandemia, sono ricominciati a crescere segnando un +60% che, al netto dei casi ancora non operativi, si distinguono in: 39% sperimentazioni, una quota importante di progetti una tantum cioè rivolti a risolvere un’esigenza puntuale e il restante 38% si divide tra progetti operativi e annunci. Il 31% dei casi censiti sono all’interno del settore pubblico, seguono poi la logistica, la salvaguardia ambientale, la sanità, il farmaceutico e le utility”.

Il convegno ha poi analizzato, nel dettaglio, le applicazioni degli UAS: dalla salvaguardia ambientale all’agricoltura, passando per una riflessione sul volo autonomo e BVLOS e, ancora, per tutte le sfaccettature dell’Advanced Air Mobility. Tratteremo, nei prossimi giorni, queste tematiche in maniera più dettagliata in una serie di articoli dedicata al convegno.
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